Mirco è un grande
Certo, essendo questo il suo sito, non potrei dire altrimenti. In più, noi siamo anche amici. Per nove mesi l’anno giriamo il mondo lavorando e scherzando, raccontandoci di motociclette e di noi, cercando buoni ristoranti e battendo i mercati delle Chinatown asiatiche a caccia di materiale a prezzi stracciati. Non solo: qualche volta, lui mi scarrozza (dice volentieri…) con lo scooter tra le curve più belle delle piste del Motomondiale: ci piazziamo lì, io con la mia improbabile digitale da scrittore in libera uscita, lui con la sua attrezzatura da professionista, e guardiamo i piloti passare. Arrivano magnifici e imprendibili, così svelti che sono lì e non ci sono già più. Per acchiapparli, per fermare l’istante, per illudersi di aver ingannato il loro tempo che corre mille volte più veloce del nostro, serve un istinto superiore. Serve saper guardare ma soprattutto vedere. Quando confrontiamo le nostre foto, non c’è dubbio su chi sappia vedere e chi invece si limita a guardare.
Ecco perché bisogna dire che Mirco è grande “a prescindere” dall’amicizia che ci lega. Lo direte anche voi, vi basterà sfogliare i suoi album. O, come si dice oggi, le sue gallery. Foto belle, foto uniche. Foto, appunto, scattate da uno che non si limita a guardare il mondo che gli sta intorno, ma sa vedere quello che sta dietro. Non solo cronaca, ma anche racconto: dietro le sue immagini di moto – inclinate, destrutturate, mai casuali, fuse dentro il paesaggio o in potente contrasto con esso, perché comunque il fatto sportivo non vive mai fine a se stesso – ci sono storie ed emozioni. Si vedono nelle moto e si vedono nei primi piani (quelli che, fin troppo buono, Mirco elargisce ogni tanto anche a noi, piccoli attori e attrici del paddock fotografati una volta tanto come si deve…): se cercate una storia diversa, il rimbalzo di uno stato d’animo, l’anima del pilota da un’altra prospettiva, il cuore aperto di un manager, il retropensiero di un giornalista, la passione di un meccanico, beh, tutto questo dietro i suoi scatti lo trovate.
È una questione di talento, e infine di sensibilità. Quella che determina lo stile e la riconoscibilità.
Perché questo è ciò che fa di qualcuno un artista: la sua unicità, la possibilità di essere riconosciuto per quella cifra irripetibile che dà al proprio lavoro. Non a caso, quando le foto di Mirco arrivano attraverso le agenzie sui computer della redazione, hanno già la firma prima ancora che ne leggiamo la didascalia. “Questa non può che essere sua”, pensiamo al giornale. Ed è sempre così. Perché Mirco è un grande. E come tutti quelli come lui è impossibile da confondere.
E adesso mi dai un passaggio al Cavatappi?